Quando la PA non paga le fatture delle imprese private
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, in Italia i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione per i propri debiti commerciali (ndr i debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione con le imprese private per la fornitura di beni e servizi) sono stati di circa 131 giorni nel 2016, contro i 144 del 2015 (fonte: https://www.cgiamestre.com).
Una tempistica di per sé inaccettabile, che non può non aver contribuito ad aggravare lo stato di salute delle nostre imprese italiane, già messe quotidianamente in seria difficoltà nell’attendere l’incasso dei crediti da parte dei propri “colleghi” privati.
Proiettando i dati nel contesto europeo, purtroppo, la situazione appare ancora più grave.
L’Italia risulta infatti “fanalino di coda” nell’interessante classifica stilata dalla medesima CGIA di Mestre sui tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione in Europa, laddove il nostro paese è stato superato da tutti gli altri stati membri dell’Unione Europea.
Rapportando poi le tempistiche italiane con quelle di alcuni dei più importanti paesi dell’Unione Europea, il paragone risulta praticamente impietoso, considerato che l’Italia appare molto lontana da Francia (58 giorni nel 2016, 62 nel 2015) Regno Unito (30 giorni nel 2016 e 24 nel 2015) e Germania (15 giorni nel 2016 e 19 nel 2015).
Quanto al monte crediti “public” in sofferenza, secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo, “Anche se a nostro avviso il dato è sottodimensionato, dall’ultima stima elaborata dalla Banca d’Italia emerge che i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione ammontano a 65 miliardi di euro: 34 a causa dei ritardi di pagamento e gli altri 31 sono di natura fisiologica. Ovvero, legati ai tempi di pagamento contrattuali che, secondo la Direttiva europea entrata in vigore nel 2013, non possono superare i 30-60 giorni dall’emissione della fattura”.
Dati allarmanti, soprattutto considerato che, secondo quanto emerso in sintesi dall’Analisi dei Fallimenti in Italia, aggiornata a fine giugno 2016 e realizzata da CRIBIS D&B “Nel secondo trimestre del 2016 in Italia le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 3.740, registrando un calo del 2,5% rispetto ad un anno fa, quando i fallimenti hanno toccato quota 3.777. Da inizio anno sono invece 7.343 le imprese fallite, con una media di 58 chiusure al giorno. Rimane un ampio gap negativo rispetto al 2009: se confrontiamo i dati odierni con quelli di 7 anni fa i fallimenti sono cresciuti del 59,9%” (fonte: https://www.dnb.it/news/fallimenti-in-calo-nel-2016/ ).
Il fenomeno dei fallimenti è stato spesso imputato anche alla lentezza dei tribunali italiani ed all’inadeguatezza degli strumenti processuali offerti dal legislatore a tutela dei creditori.
Tutto vero.
Ma la situazione appare ancora più preoccupante, se si pensa che l’unico soggetto titolato a risolvere strutturalmente tali problemi – ovvero, lo Stato – è proprio uno dei principali debitori delle imprese italiane.
Un paradosso.
Peraltro, non bisogna dimenticare che per molte di queste aziende, lo Stato costituisce il cliente principale, se non l’unico, della propria attività economica. E non è difficile immaginare che se la PA non paga le fatture o lo fa con un ritardo di pagamento di circa 131 giorni, quando si deve pagare a propria volta tasse, stipendi, prestiti, può essere letale per la sopravvivenza di un’azienda.
Nell’attesa che i nostri politici studino ed applichino concrete misure per ovviare a tali criticità, le imprese italiane non sono comunque costrette ad attendere passivamente il pagamento dei propri crediti.
Se la PA non paga le fatture può infatti essere convenuta in giudizio dinanzi al Tribunale Civile Ordinario come qualsiasi altra impresa debitrice, seppur adottando particolari cautele processuali riguardanti, in particolare, il foro competente, la disciplina delle notifiche e la tipologia di procedura esecutiva (pignoramento a carico della Pubblica Amministrazione).
L’esperienza professionale di chi scrive insegna che, se la PA non paga le fatture, la si può sollecitare nella maniera corretta per mezzo di una diffida legale o, in estrema ratio, di un atto giudiziario, gli uffici pubblici spesso sbloccano situazioni debitorie incagliate, provvedendo spontaneamente al pagamento.
Una piccola consolazione…ma una soluzione alla quale, comunque, si spera poter fare sempre a meno nel prossimo futuro.
Per ulteriori approfondimenti riguardo a questo aspetto, vi rimandiamo alla nostra pagina Mancati pagamenti della PA.